Figure di spicco femminili che hanno scritto la storia del XX secolo (XIV episodio)
Esther Boise Van Deman (1862-1937) fu una delle prime donne a dedicare la propria vita allo studio dell’archeologia. Archeologa di professione, rivoluzionò la metodologia di lavoro stabilendo un nuovo criterio di datazione degli edifici romani, più scientifico e sistematico, basato sull’analisi comparativa delle tecniche murarie ed edilizie che riuscì a studiare nel dettaglio grazie all’ausilio della fotografia che proprio in quegli anni iniziò ad essere un prezioso strumento di aiuto per gli studiosi del settore come lo fu per il grande Giacomo Boni.
🤓Ester Boise Van Deman nacque a South Salem, Ohio, nel 1862, da James Van Deman e da Martha Millspaug, sua seconda moglie. Ultima di sei figli, compresi i due frattellastri avuti dal primo matrimonio, mostrò immediatamente una sete di conoscenza e un’intelligenza fuori dal comune.

A soli 24 anni entrò all’Università del Michigan dove si laureò in latino nel 1891, ma già dal 1889 aveva iniziato a lavorare a fianco del suo professore Francis Kelsey che la incoraggiò a proseguire negli studi dopo la laurea magistrale approfondendo l’argomento a lei più caro: il culto delle Vestali che la accompagnò per tutta la durata della sua attività di studiosa. Fu una delle prime donne borsista al Bryn Mawr College in Pennsylvania e a partecipare ad un convegno con un argomento tutto suo: nel 1895 presentò un documento “Duities of the Vestals” che le valse l’assegnazione di un dottorato di ricerca sul culto delle Vestali. Nel 1901 si trasferì a Roma per approfondire le sue ricerche in un momento in cui, grazie a Giacomo Boni, si stava scavando proprio il complesso della casa delle Vestali e del tempio di Vesta, liberando tutta quella porzione centrale del Foro, a ridosso della Curia e del tempio di Antonino Pio e Faustina, degli interri altomedievali. Essendo una fotografa autodidatta si trovò subito in accordo con quel genio di Boni. Qui, con le sue fotografie documentò il passaggio da un contesto ancora rurale allo scenario metropolitano della città, divenuta da poco Capitale dello stato Unitario. Partecipò a numerosi scavi nel Foro Romano e supervisionò gli acquedotti romani che con particolare cura documentò attraverso i suoi scatti, utilizzando le prime macchinette fotografiche “portatili” in legno. Soprattutto la serie IV Korona e la Easman Kodak 4, decisamente ingegnose ed affascinanti e rivoluzionarie per l’epoca. Nel 1903 tornò in America per diventare professore associato al Goucher College insegnando latino e archeologia. Nel 1905 tornò a Roma e nel 1906 vinse una borsa di studio che le permise di studiare per tre anni con la School of Classical Studies; è stata la terza donna a ricevere un tale e ambito riconoscimento.

Dal 1910 al 1925 fu professore associato della Carnegie Institution di Washington DC e dal 1925 al 1930 insegnò Archeologia Romana all’Università del Michigan. A partire dal 1934 si trasferì a Roma dove proseguì la sua attività di ricerca e continuò a fotografare i monumenti dando vita, con i suoi preziosi scatti, ad un archivio importantissimo dal punto di vista documentario conservato presso l’American Academy in Rome. A Roma morirà nel 1937 dove riposa nel cimitero acattolico, all’ombra della piramide Cestia.
Il suo lavoro fu rivoluzionario per l’epoca basandosi su un tentativo di datazione dei monumenti attraverso i diversi materiali da costruzione e la diversa tecnica edilizia utilizzati su uno stesso contesto, introducendo il concetto di fasi: ossia i diversi momenti dii vita di un edificio che ne testimoniavano la continuità di utilizzo o il cambiamento d’uso. I diversi interventi edilizi quali chiave di lettura per una cronologia del monumento, in poche parole Esther Boise Van Deman. Tra le sue pubblicazioni: Atrium Vestae del 1909, “Methods of Determining the Date of Roman Concrete Monuments” in The American Journal of Archelogy, The Building of the Roman Aqueducts del 1934.
Come sempre trascinanti i tuoi racconti, cara Michela, sembra di affiancare i personaggi che ci fai conoscere.
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Grazie carissima,
felicissima che possiate fare, grazie al mio piccolo contributo scritto, la conoscenza di figure così importanti del secolo scorso.
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È possibili visitare qualcosa che riguarda questa intraprendente donna.?grazie
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