Un autunno all’insegna della cultura
Si preannuncia un autunno caldo, dal punto di vista culturale e non solo, quello che animerà Roma. In rassegna solo alcuni degli attesissimi appuntamenti piccola parte di un’ampia offerta culturale, da parte di Roma, che non delude mai. Le danze si aprono con la mostra in corso a Palazzo Caffarelli, nella cornice dei Musei Capitolini, dedicata a Domiziano, l’ultimo imperatore della gens Flavia, la famiglia che per 27 anni detenne, attraverso Vespasiano, Tito e lo stesso Domiziano, il potere a Roma dopo lo sfortunato e tanto criticato principato dell’imperatore Nerone, ultimo esponente della gens Giulio Claudia salita al potere con Giulio Cesare. Dopo un anno di anarchia arrivarono loro, i primi imperatori nati fuori dalle mura di Roma, Vespasiano era nato a Falacrinae in provincia di Rieti, a rivoluzionare le sorti di una città con una politica rivolta al pubblico e che venne connotata da monumenti quali l’Anfiteatro Flavio, lo stadio di Domiziano, il Palatium sul Palatino, le terme di Tito su Colle Oppio. La mostra dal titolo: ” Domiziano imperatore. Odio e amore“, racconta la complessità e i contrasti di questa figura e del suo impero. Lungo il percorso espositivo, articolato in 15 sale, emerge la complessa figura del principe e del tiranno non compresa dai contemporanei e successivamente dai posteri, che hanno basato il loro giudizio sulle fonti storiche e letterarie a lui, sostanzialmente, avverse, e a cui si affianca la recente rivisitazione basata sull’analisi delle fonti materiali, in particolare epigrafiche, che restituisce l’immagine di un imperatore attento alla buona amministrazione e al rapporto con l’esercito e con il popolo, devoto agli dei e riformatore della moralità degli uomini. Un imperatore che non pretese e non incoraggiò la formula autocratica “dominus et deus”, ritenuta da molti la motivazione profonda della congiura nella quale egli perse la vita e la violenta damnatio memoriae che accompagnò la sua scomparsa.

Nella suggestiva sede del Casale di Santa Maria Nova, in via Appia Antica 251, recente acquisizione del Parco Archeologico dell’Appia antica, inserita nel percorso di visita della Villa dei Quintili, è stata di recente inaugurata la mostra “Patrimonium Appiae– Depositi emersi” a cura di Francesca Romana Paolillo, Mara Pontisso e Stefano Roascio, nella quale saranno esposti oltre 250 reperti provenienti dal territorio. L’esposizione è arricchita da “Art Crossing – Riattivare il genius loci” a cura di Spazio Taverna (di Ludovico Pratesi e Marco Bassan) che propone opere realizzate per l’occasione, in dialogo con i materiali archeologici. Una profonda e puntuale rilettura dello straordinario patrimonio archeologico del territorio romano, solcato dalle vie Appia, Latina ed Ardeatina. La scelta dei siti e l’esposizione dei materiali, in prevalenza inediti e provenienti da depositi, è guidata dai contesti su base topografica, seguendo, miglio dopo miglio, le antiche vie, con una visione ampiamente diacronica, dalla protostoria al tardo medioevo. La lettura di frammenti del passato e della loro relazione per la comprensione della storia e del paesaggio. Sfruttando l’occasione offerta dall’esposizione il Parco ha raccolto la sfida di istituire un dialogo con sei artisti che, con le loro opere, offrono originali reinterpretazioni del ricco paesaggio dell’Appia.

Palazzo Braschi negli ultimi anni si è distinto per mostre di carattere archeologico, urbanistico, storico e documentario di altissimo livello, come in questo caso, in cui propone al suo pubblico una mostra per riscoprire il volto perduto della Roma fra VI e XIV secolo e il suo ruolo cardine nell’Europa cristiana e medievale. L’esposizione di ” Roma Medievale, il volto perduto della città“, parte dal tempo di papa Gregorio Magno e arriva all’indizione del primo Giubileo del 1300, sviluppando in 9 principali nuclei gli aspetti principali di una capitale in continuo mutamento. In esposizione documenti provenienti in massima parte da luoghi e raccolte romane, proprio allo scopo di esortare i cittadini romani a riscoprire le ricchezze della loro città.
Il visitatore è accompagnato nella Roma medievale attraverso i suoi luoghi più iconici, quali basiliche e palazzi, ma anche grazie alla ricostruzione del contesto ambientale, oggi profondamente modificato, come quello pertinente il fiume Tevere con i suoi porti e i suoi ponti, sfondo e teatro della vita e delle attività urbane connesse alle ricche committenze di papi e cardinali, all’attività di artisti e botteghe artigiane, la presenza dei pellegrini e degli imperatori.

Ultima tappa della nostra rassegna culturale ci porterà a Palazzo Altemps che non delude mai in quanto ad originalità (ricordo la mostra su Fornasetti, l’Antinoo ritrovato, Evan Gorga, divenuta permanente nelle sale al piano terra) dove, per la prima volta in Italia, una mostra celebra lo spirito che animò Bloomsbury: il luogo dove si sono sperimentate forme di vita e di pensiero nuove che cambiarono i principi vittoriani e il forte spirito patriarcale di cui era ancora intriso il ventesimo secolo. L’esposizione “Virginia Woolf e Bloomsbury. Inventing life“, ideata e curata da Nadia Fusini – profonda conoscitrice dell’autrice inglese – in collaborazione con Luca Scarlini – scrittore, drammaturgo, narratore, performance artist – racconta innanzi tutto un’esperienza di amicizia intellettuale attraverso libri, parole, dipinti, fotografie e oggetti dei protagonisti di questa avventura dell’arte e del pensiero. Cinque le sezioni in cui si svolge il racconto di giovani intellettuali che si incontravano nelle stanze delle sorelle Stephen per condividere predilezioni artistiche, ispirazioni e intuizioni, esperienze lavorative innovative, motivazioni sociali.
Inutile sottolineare che saranno tutte protagoniste dei prossimi appuntamenti firmati Hedera Picta.