Cassandra, alias Caterina Luci Poniatowski

Figure di spicco femminili che hanno scritto la storia del XX secolo (XVII episodio)

In questo specifico caso ho fatto una piccola eccezione: il personaggio, o meglio i personaggi di cui vorrei raccontarvi, sono morti prima dell’inizio del XX secolo, ma la loro storia d’amore e di condivisione mi è piaciuta al punto da rimanere, cronologicamente parlando, al XIX secolo. I protagonisti di questa nuova puntata al femminile di Hedera Picta sono Augusto Stanislao Poniatowski e la sua compagna Cassandra Luci.

Augusto Stanislao Poniatowski, nipote di Stanislao II Poniatowski, ultimo re di Polonia, era nato a Varsavia nel 1754, il suo nome è legato, qui a Roma, a Villa Poniatowski, la “villa delle delizie” da lui acquistata nel 1801 da Giulio Sinibaldi, l’allora proprietario, e un tempo parte della meravigliosa Villa Giulia, il sogno suburbano di Giovanni Angelo Ciocchi del Monte, papa, con il nome di Giulio III, dal 1550 al 1555, realizzata dal Vignola all’ombra della collina di San Valentino a ridosso della Flaminia vetus. Innumerevoli le vicende che Villa Giulia visse nel corso dei secoli. Divisa in più parti dal successore di Giulio III, Paolo IV Carafa, ebbe innumerevoli proprietari fino ad essere comprata, nella parte a destra di via di Villa Giulia, dal nostro Poniatowski, trasferitosi a Roma in seguito alla spartizione della Polonia, avvenuta alla morte dello zio, tra il Regno di Russia, Prussia e Varsavia. Augusto Stanislao era un amante dell’arte, colto mecenate, che vedeva nell’Italia, e in particolare Roma, il luogo dove risiedere e dove poter allestire una collezione composta dalle meraviglie che gli antichi ci lasciarono e testimonianza del loro sentore artistico. A Roma conobbe Cassandra Luci, allora sposata a Vincenzo Venturini Benloch, e fu amore a prima vista per entrambi. Nonostante la differenza di età, più di vent’anni separavano i due, e di ceto, sebbene recenti studi dimostrerebbero che suo padre, Angelo o Angiolo Luci, fosse cavaliere nella natia Todi, decisero che avrebbero trascorso la vita insieme. Augusto Stanislao chiese l’annullamento del matrimonio di Cassandra alla Sacra Rota, senza successo, per poi pagare il marito per andarsene, il Venturini riparò poi Milano. Nel frattempo Cassandra aveva cambiato il suo nome in Caterina per amore di lui, Caterina era infatti il nome dell’imperatrice di Russia le cui vicende si intrecciarono con la famiglia dei Poniatowski. Dal 1806 al 1816 ebbero cinque figli: Isabella Luci (Roma, 1806 – Firenze, 1896), convolò a nozze tre volte, con il conte Prospero Bentivoglio, il marchese Zanobi Ricci, e infine con il marchese Filippo De Piccolellis; Carlo Luci (Roma, 1808 – Firenze, 1887), poi Poniatowski, primo Principe Poniatowski, e primo Principe di Monterotondo. Sposò Elisa Napoleone Montecatini (Lucca, 1808 – Lucca, 1893); Costanza Luci (Roma, 1811- Firenze, 1851), sposò il conte Daniele Zappi; Giuseppe Michela Saverio Giovanni Luci (Roma, 1816 – Londra, 1873), poi Poniatowski, secondo Principe Poniatowski, e secondo Principe di Monterotondo. Cantante e compositore musicale, nel 1849 fu nominato da Leopoldo II ministro plenipotenziario della Toscana e fu inviato a Parigi, Londra e Bruxelles. Sposò la contessa Matilde Perotti con la quale ebbe un figlio; Stanislaus August Friedrich Joseph Telemach Luci (Firenze, 1835 – Parigi, 1908), poi Poniatowski, diventò terzo Principe Poniatowski, terzo Principe di Monterotondo; Michele Luci (Roma, 1816 – Firenze, 1864), fondò il settimanale “Imparziale fiorentino”, al quale collaborarono anche Niccolò Tommaseo e Augusto Conti. Michele Luci fu l’unico figlio maschio al quale non fu concesso il titolo di principe Poniatowski di Monterotondo.

Tutto ciò avvenne nella cornice di Villa Giulia, all’interno dell’ex casino di caccia del complesso papale trasformato in villa da Giuseppe Valadier e affrescato da Felice Giani che, sulla scia dei viaggi esplorativi di conoscenza di quegli anni nelle Indie e in Egitto, seppe dare vita a pannelli picti di rara raffinatezza, evocatori, con i colori caldi che il recente restauro ha evidenziato, di atmosfere e paesaggi lontani. Piccola curiosità: al piano terra della villa, acquistata nel 1989 dal Comune di Roma dopo anni di trascuratezza e abusi da parte della famiglia Riganti che al suo interno allestì prima una conceria e poi una rimessa per auto, Cassandra volle collocare una copia dell’Ercole Farnese, a sua volta copia dell’ateniese Glicone dell’originale lisippeo. Il pezzo, meraviglioso, fu il vanto della coppia con i suoi 317 cm di altezza. Nel 1824, viste le chiacchiere sul proprio conto, e fermi nella loro decisione di crescere i propri figli senza vergogna e rimpianti, si trasferirono a Firenze dove rimasero fino alla morte. A Firenze acquistarono innumerevoli proprietà tra cui la villa di Rovezzano, Palazzo Bastogi, ex Palazzo Capponi, e una tenuta a Monterotondo, di cui poi diventarono marchesi. Il Granduca di Toscana, Ferdinando III d’Asburgo-Lorena che conosceva la loro storia, e aveva ben presente l’influenza di questa famiglia, concesse loro il riconoscimento dei figli avuti insieme e concesse loro il titolo di marchesi di Monterotondo, «abilitati a godere delle prerogative e onori della Nobiltà, ad essi competente per diritto di sangue».

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