Da città papalina a capitale del nuovo Stato unitario
“Roma è la sola città d’Italia che non abbia memorie esclusivamente municipali: tutta la storia dal tempo dei Cesari al giorno d’oggi è la storia di una città la cui importanza si estende infinitamente al di là del suo territorio: di una città, cioè, destinata ad essere la Capitale di un grande Stato” (Atti parlamentari. Camera dei deputati. Discussioni, 25 marzo 1871).
Queste parole riassumono perfettamente il senso della mostra in corso a Palazzo Braschi “Roma 1870-1915”, che consiglio vivamente a chi, come me, è appassionato di storia moderna e di urbanistica.
È un viaggio che inizia con la breccia di Porta Pia e ti conduce delicatamente per mano fino alla Grande Guerra.
Emerge un racconto di Roma tra cronache e storia con frequenti intromissioni nell’arte e nella letteratura, attraverso la produzione di poeti, pittori, architetti, urbanisti, fotografi e pubblicitari. Tante le voci che restituiscono una città che ha vissuto il più grande cambiamento a cui si potesse assistere; piccoli e grandi eventi della vita economica, commerciale, artistica, dell’istruzione, dell’assistenza e della nascita dei sindacati.
È un percorso attraverso i grandi sventramenti e sbancamenti, e quindi grandi perdite e grandi restituzioni.

Un’intera, bellissima sezione è dedicata alle foto del Conte Primoli, ai plastici del porto di Ripetta, abbattuto per i nuovi muraglioni del Tevere, ai Fori Imperiali come erano prima degli sventramenti di Mussolini per la realizzazione della Via dell’Impero. Senza tralasciare l’interesse di documenti come la cartografia storica delle fogne, delle strade, del trasporto pubblico. Bella anche la sezione sulla società romana, con i manifesti pubblicitari delle prime tinte per capelli e delle prime creme miracolose, dei grandi magazzini e degli spettacoli teatrali.
Una mostra avvincente, appassionante ed estremamente ricca: perdersi nei suoi saloni e nelle sue atmosfere è un vero piacere!
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