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Riapre l’Arco di Giano quadrifronte al Foro Boario


A partire dal prossimo 13 novembre riaprirà al pubblico, gratuitamente, l’arco di Giano dopo anni di chiusura, grazie alla sinergia tra la Soprintendenza Speciale di Roma e la Fondazione Alda Fendi-Esperimenti. La più giovane delle sorelle Fendi era già stata protagonista del sensazionale recupero di un vicino palazzo di fine Settecento, fatiscente e in prossimità di crollo, bizzarramente destinato a case popolari, rilevato e trasformato, sotto la direzione artistica di Raffaele Curi in Palazzo Rhinoceros, location di eventi unica a Roma. L’arco, con tutto il suo splendore, sarà visitabile ogni sabato dalle 10.00 alla 14.00 e, a partire dalla prossima primavera, dalle 16.00 alle 20.00. Per celebrare questa apertura, lo racconta con toni entusiastici Daniela Porro, soprintendente speciale di Roma, il giorno 5 novembre si terrà una performance tutta al femminile “NU-SHU- le parole perdute delle donne”, che suggellerà questa straordinaria, augurandoci che diventi ordinaria, apertura.

Arco di Giano quadrifronte, Giovanni Battista Piranesi seconda metà del 1700 circa,


🙋L’arco di Giano è un monumento relativamente “recente” per una città come Roma, risalendo all’età costantiniana (IV secolo d.C.). Si tratta di un enorme tetrapylon, ossia un arco quadrifronte, della larghezza di 12 m e dell’altezza di 16. In travertino, tagliato a grandi blocchi e posizionato con perfetta corrispondenza dei punti di cornice, ha le fronti scandite da dodici nicchie semicircolari disposte su due file ai lati dell’apertura centrale, forse un tempo tutte occupate da statue, oggi perdute; i quattro pilastri su cui si articola il monumento sorreggono all’interno una volta a crociera, sopra la quale doveva poggiare un attico in laterizio rivestito di marmo esistente fino al 1827 (come si evince dalla stampa del Piranesi pubblicata); sulla chiave di volta di ognuno dei quattro lati, divinità femminili sedute su di un trono, simbolo della loro regalità: Atena, Cerere, Giunone e la dea Roma, verso il fiume Tevere, il padre Tiberino, per gli antichi romani. Probabile la sua identificazione con l’arcus divi Costantini, ricordato nei Cataloghi Regionari, una sorta di Tutto Città del IV secolo, dedicato a Costantino il Grande dai figli o dal Senato di Roma per il suo operato dopo la dedica dell’arco omonimo, nel 315, per i suoi decennalia, ovvero i primi dieci anni di regno. Una seconda ipotesi lo vuole dedicato a Costanzo II, in visita a Roma nel 357 d.C. Trasformato in fortezza dai Frangipane per la sua posizione, si trova infatti all’inizio dell’Argiletum, la via che collegava l’Esquilino con il Foro e vicino la Cloaca Massima, il collettore fognario più antico della città, doveva essere distrutto da Sisto V sul finire del 1500 per recuperarne materiale edilizio. La fortuna ha voluto che smontasse altri monumenti, quali il Settizonio severiano, risparmiando l’arco dedicato al dio degli inizi, Ianus, da cui deriva il nome del primo mese dell’anno. Giano era considerato il garante di ogni nuova attività: economica, politica anche sentimentale, arrivando a proteggere gli incroci della vie, in quanto al di là di ogni svolta, simbolicamente, si cela un nuovo inizio, un nuovo percorso. E proprio in virtù di questo suo significato di buon augurio che mi rivolgo, al dio bifronte affinchè questa nuova “realtà” possa prendere piede grazie alla condivisione e al passa parola, per diventare un appuntamento fisso di lettura e anche di incontro grazie ai percorsi guidati presenti e futuri…

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