Sotto la foglia …

Il Sarcofago degli Sposi del Museo Etrusco di Villa Giulia

Come ho più volte sottolineato, a volte l’ispirazione per la scrittura di un testo ha origini inaspettate. In questo caso il soggetto di questo articolo mi è stato offerto da un gruppo di studenti che qualche giorno fa ho accompagnato alla scoperta del Museo Etrusco di Villa Giulia. I ragazzi sanno regalarti delle emozioni uniche, sono dotati di una spontaneità disarmante e allo stesso tempo coinvolgente. Hanno subito notato la posizione delle mani dei due sposi, e, poichè alcuni di loro suonano l’ukulele, che si erano prontamente portati per concludere la giornata nella vicina Villa Borghese e festeggiare la chiusura dell’anno scolastico, hanno iniziato ad imitarne la postura dicendo che sembravano dei suonatori intenti in un’esibizione. A pensarci su non avevano poi tutti i torti e così ho deciso di portare all’attenzione di chi legge il blog uno dei sarcofagi in terracotta più famosi al mondo. Certo, non è proprio sotto la foglia ma è come se lo fosse visto che in alcuni casi non si presta attenzione alla sua unicità, alla sua grazia e alla sua eterna bellezza.

🤓 Il sarcofago fu ritrovato nel lontano 1881 nella tenuta della Banditaccia a Cerveteri, allora di proprietà del principe Ruspoli. Recuperato rotto non destò l’interesse del principe che lo vendette a Felice Bernabei, allora direttore del Museo, che nacque subito dopo l’Unità d’Italia quando la villa, sede attuale del museo, appartenuta a papa Giulio III Ciocchi del Monte (1550-1555), venne incamerata tra i beni dello Stato. Felice Bernabei operò un miracolo e in maniera chirurgica ricompose assieme gli oltre 400 frammenti restituendo al sarcofago tutta la sua bellezza. La cassa ha una lunghezza di quasi due metri e raggiunge un’altezza di un metro e mezzo. Consta di due pezzi, essendo diviso tra cassa e figure umane, per poterlo cuocere in un normale forno essendo di terracotta.

La cassa ha una forma a klinè, letto tricliniare, dove si consumavano i pasti sia nel mondo etrusco sia in quello romano. I piedi del letto sono riccamente decorati e traforati. Sul coperchio una coppia di sposi.

Sarcofago degli Sposi, dettaglio della coppia.

Sono entrambi distesi sul letto tricliniare e stanno partecipando ad un banchetto, come suggerisce la posizione del corpo e delle mani, quelle stesse notate dai ragazzi, che dovevano tenere degli oggetti oggi non conservati. L’uomo con ogni probabilità reggeva una pàtera, un piattino, oppure una coppa, una kylix, con il braccio sinistro, mentre il destro, con il quale abbraccia la sua amata, doveva sorreggere un calice. La donna sorreggeva un unguentario, un arìballos, con la mano sinistra, e forse un piccolo calice o un cratere dal gambo sottile con la destra.

Sarcofago degli Sposi, dettaglio delle mani.

L’uomo è a torso nudo ed è avvolto dalla vita in giù in un tessuto abbastanza rigido che arriva fino ai piedi, privi di calzatura. La donna indossa una tunica lunga anch’essa abbastanza pesante nel tessuto al di sotto della quale traspare una sorta di chitone (alla greca) plissettato, leggero, dalle maniche corte al punto da lasciare immaginare le spalle. I piedi sono calzati dai calcei ripandi, di manifattura greco-orientale e dalla punta ricurva che racchiudono il piede con delle stringhe colorate. Lo sposo cinge la sua sposa con un braccio che è al tempo stesso protezione e segno di appartenenza, siede dietro di lei che figura in prima linea in questo banchetto, dal chiaro significato funerario, prologo del viaggio nell’oltremondo dove neanche la morte potrà separarli. La donna etrusca era fortemente emancipata e, a differenza di quella romana, poteva partecipare al banchetto assieme al marito e decidere delle questioni importanti; non era solo la domina domi, ossia la signora della casa e l’economa della famiglia, ma molto di più, poteva anche mantenere il proprio cognome e quindi la propria individualità.

Sarcofago degli Sposi, dettaglio dei piedi.

I volti non sono dei ritratti ma degli archetipi, un’idealizzazione: gli occhi a mandorla sono la forma che l’occhio assumeva per il trucco di colore nero con cui veniva cerchiato, la bocca in atteggiamento sorridente allude ad uno stato d’animo di perpetua armonia ed equilibrio. I capelli, a volte erano parrucche indossate, erano lunghi e acconciati con trecce dalla forma globulare impreziosite, a volte, da anelli in oro. La donna indossava degli orecchini, perduti, e forse entrambi avevano anelli e bracciali da braccio, le armille. Sul capo della donna il tipico copricapo il tutulus. La percezione dell’insieme doveva essere molto diversa essendo tutto colorato. La composizione è di altissimo livello, la manifattura è ottima e il contesto di provenienza doveva essere elevato.

Sarcofago deli Sposi visto da dietro.

Ancora oggi il sarcofago è il pezzo più rappresentativo del museo e identificativo; molti dei visitatori vengono unicamente per perdersi nella sua bellezza, tenerezza e grande fascino. Si data tra il 530 e il 520 a.C. e restituisce l’abilità di un popolo nella lavorazione della terracotta e nella capacità compositiva, risultato di una sinergia con il mondo greco che inizia nel lontano VIII sec. a.C. e che porta gli Etruschi a raggiungere livelli inimitabili. In autunno sarà una tappa irrinunciabile di Hedera Picta!!!

Una opinione su "Sotto la foglia …"

  1. Cara Michela ,
    Ricordo ancora la visita che facemmo qualche anno fa
    Lo avevo già visitato ma con te si scoprono sempre cose nuove
    È sempre emozionante viaggiare nel tempo con te
    Mi dispiace non aver partecipato alla supervisita , spero tu la riproponga con il fresco
    A presto
    Sandra

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