Hedera Picta Archeo News

La nuova rubrica di Hedera Picta

Al via una nuova rubrica focalizzata sulle ultime scoperte in campo archeologico della nostra sorprendente e mai deludente città. Se ne è parlato molto in questi giorni e se ne sono interessati giornalisti ed emittenti televisive oltre gli addetti ai lavori: ancora una volta la protagonista è lei , la regina viarum, la via Appia antica, che ha restituito, durante i lavori di adeguamento di un condotto fognario, una statua raffigurante Ercole. La scoperta è avvenuta durante la sorveglianza archeologica, obbligatoria per legge per qualunque opera pubblica e privata che preveda la movimentazione di terra, all’interno di Parco Scott, tra la via Cristoforo Colombo e la via Appia antica, dove, Acea Gruppo, è intervenuta a seguito di alcune voragini che si erano aperte all’interno del parco; il cantiere è seguito da diversi mesi da Bacino sud che, assieme ad Acea, lavora per la bonifica del condotto fognario realizzato nel secolo scorso e ormai al collasso in più punti. La scoperta è risultata del tutto inaspettata essendo il terreno già stato movimentato per la posa in opera della stessa conduttura. La terra che veniva smossa risultava, infatti, priva di materiale archeologico. La statua, quindi, non è stata ritrovata nella sua giacitura primaria, ma ributtata nella trincea dopo la fine dei lavori oppure intravista e non scavata in occasione degli stessi. Ancora maggiore, se possibile, l’entusiasmo legato alla sua scoperta.

La statua, che purtroppo ha subito la rottura del suo arto destro all’altezza del bacino, e la frattura dell’arto sinistro sotto il ginocchio, raffigura un personaggio in veste di Ercole a grandezza naturale. Nessun dubbio sul riconoscimento del semidio nato dalla scappatella di Zeus con la regina Alcmena sposa di Anfitrione che prese con l’inganno, celandosi sotto le spoglie dell’amato sposo: la pelle che il personaggio indossa è la leontè, trofeo della sua prima fatica che lo vide lottare contro il leone Nemeo sconfitto il quale, lo strangolò in quanto il suo manto era impenetrabile come una corazza, ne prese la pelle che trasformò in mantella, protezione per il suo stesso corpo.

Sorprendente appare il fatto che il personaggio ritratto non è il dio, ma un uomo che volle raffigurarsi come Ercole. Chi poteva essere? Sono iniziati immediatamente in confronti che, secondo gli esperti, ricondurrebbero alla ritrattistica del III secolo, il cosiddetto secolo della crisi, iniziata con i Severi e conclusasi con Diocleziano. Caratteristiche di questo periodo le espressioni preoccupate ed accigliate, riflesso della apprensione suscitata dalla situazione politica, i barbari ai confini, la crisi economica., un momento di grande incertezza che portò i Romani a dubitare della loro supremazia; tale incertezza si aggiunge la mancanza di quelle grandi famiglie, si ricorda la gens Iulia, la gens Flavia, i Severi, che assicurarono, per i primi due secoli dell’impero, la successione al principato senza lotte interne e con il consenso del Senato. Chi avrebbe potuto riassumere tutto questo su di sé, rappresentandosi come Ercole, semidio la cui volontà e determinazione riuscì a fargli superare le fatiche e a farlo elevare a dio, ed imprimendo sul suo volto quella preoccupazione che vuol dire anche responsabilità per le sorti dell’Impero? Forse un imperatore ed è tra i ritratti monetali, i più attendibili per confronti e ricerche iconografiche in quanto recanti il nome del personaggio celebrato con la coniazione, che si sono cercate le somiglianze arrivando ad attribuire la statua a Decio Traiano, imperatore dal 249 al 251 d.C. Originario di Budala, centro non lontano da Sirmio, odierna Serbia, fu uno di quegli imperatori che ebbe a che fare con i barbari, combattè contro i Goti e riportò la pace in Mesia e in Pannonia. Sconfisse i Carpi che vinse e scacciò dalla Dacia. Fu uno dei pochi imperatori, se non l’unico, a morire sul campo di battaglia: morì nello scontro finale contro i Goti ad Abritto, in Dobrugia, dove trovò la morte assieme al figlio.

Dai ritratti conservati e dagli esemplari monetali sembrerebbe proprio lui: medesimo taglio del volto, l’ampiezza della fronte, il naso aquilino, la forma degli occhi. In particolare un suo ritratto si avvicinerebbe molto al nostro esemplare. L’espressione che lo caratterizza si allinea con quanto detto del clima di angoscia che si respira nel III secolo e che viene sottolineato dalla statuaria. Resta da svelare il contesto di pertinenza. Altissimo il livello esecutivo in quanto altissima la committenza, la via Appi d questo punto di vista è sempre stata molto generosa, si ricordano i mausolei di Pompeo Magno e quello di Gallieno a Torre Selce, per rimanere in un ambito tardo. Si attendono aggiornamenti, siate fiduciosi…

Lascia un commento